Nella Valle di Kathmandu vivono i Newari, che rappresentano circa il 5% della popolazione nepalese. Sono eccellenti agricoltori (“Jyapu”) e mercanti, oltre che abili artigiani (“Shrestha”) ed artisti di grande prestigio famosi in tutta l’Asia (formidabili intagliatori, valenti orefici, celebri architetti, hanno creato la quasi totalità dei tesori d’Arte presenti nell’intero Nepal).
La loro lingua, il newari, è considerata una delle più complicate e difficili del mondo, oltre ad essere diversa dal tibetano, dal nepali e dall’hindi.
Il mistero avvolge le origini di questo Popolo, molti individui presentano caratteristiche fisiche con chiari tratti mongoli e caucasici: si ritiene che i loro antenati fossero tribù migranti facenti capo a diverse etnie che si sono insediati secoli addietro nella Valle di Kathmandu (sembra addirittura oltre duemila anni addietro).
In origine erano prevalentemente buddhisti ma, con il passare del tempo, assorbirono molte usanze hinduiste importate nella Valle di Kathmandu da immigrati e commercianti indiani trasformando il loro credo e adottando anche il famigerato sistema delle caste (sia pure modificato). Si può comunque affermare senza alcun dubbio che tra i Newari sia dominante il “sincretismo religioso”: cioè molte Divinità vengono adorate sia dagli hindu che dai buddhisti, altre invece sono frutto di una fusione, altre ancora hanno le proprie radici in una religione ed esplicano la propria funzione nell’altra. Essi conducono uno stile di vita comunitario e hanno creato alcune usanze tradizionali molto particolari, tra cui la più famosa e forse unica al mondo è il culto della Kumari, una ragazzina venerata come una Dea vivente dagli Hindu il cui significato è letteralmente “vergine”, ad indicare la purezza della Dea. E’ l’incarnazione della Dea Taleju Bhawani, meglio conosciuta come Durga in India. La Kumari viene scelta tra le bambine (in un’età che va dallo svezzamento alla pubertà) appartenenti alla casta buddhista delle famiglie Newari, gli Sakya residenti a Kathmandu, la stessa a cui apparteneva il Buddha. Ne esistono diverse in Nepal, ma le più importanti sono le Kumari reali di Patan, Kathmandu e Bhaktapur, direttamente in contatto con il re.
Esistono varie leggende sull’origine della Kumari e tutte indicano il re Jayaprakash Malla (l’ultimo sovrano nepalese della Dinastia Malla) quale promotore della tradizione: si narra delle apparizioni della Dea al re che, ammirando la sua infinita bellezza, ebbe pensieri impuri riguardo la sua persona e ne provocò l’ira; un’altra versione racconta della vendetta della Dea che, dopo essere stata picchiata dal re, promise di tornare sulla Terra per essere venerata da tutti; un’altra ancora narra di una giovane ragazza scacciata dalla sua città in quanto possedeva il dono di predire il futuro e avrebbe predetto terribili sciagure al regno dei Malla. La regina, venuta a conoscenza del destino della ragazza, intercesse presso il re affinchè la prendesse sotto la sua custodia come l’incarnazione di Durga, così che potesse portare fortuna alla casa.
L’esistenza della Kumari è estremamente importante per la legittimazione del potere in Nepal, con il passare del tempo è divenuta simbolo di unità nazionale, venerata da tutta la popolazione nepalese. Infatti una delle feste più importanti è la “Kumari Jiatra”, la processione della Kumari della durata di 3 giorni, durante i quali viene portata su un carro che attraversa le vie principali di Kathmandu alla presenza delle più alte cariche governative del Nepal, oltre ai membri della famiglia reale. Al termine della processione, la Dea bambina segna la fronte del re con un puntino tondo di polvere rossa chiamato “Tika” e con una ghirlanda di fiori. Questo gesto legittima il potere reale per un anno, concedendogli la possibilità di regnare sino all’anno seguente).
Altra tradizione tipica Newari sono le feste dei carri che si tengono ogni anno e rappresentano il culmine della vita culturale della Valle.
Per quanto concerne l’abbigliamento tradizionale, gli uomini indossano i “surwal” (pantaloni ampi nella parte superiore e stretti intorno al polpaccio, come i jodhpur), la “daura” (una camicia a doppio petto lunga sino alla coscia), una giacca o soprabito e il cappello tradizionale, il “topi”.
Le donne indossano il “Phariya”, una specie di sari nero bordato di rosso, lievemente più corto nella parte posteriore così da lasciare libero il tatuaggio delle caviglie.
Altro tipico accessorio di largo uso è la pipa ad acqua, chiamata “Hukka” che i Newari fumano nella loro classica posizione di riposo (cioè accovacciati sui talloni), oltre ai “bidi”, piccoli sigari leggermente conici , sottili e corti, in cui il tabacco è avvolto da foglie di diospiro (che non contiene alcuna droga come spesso erroneamente alcuni ritengono).
Una loro tradizionale istituzione è quella del “Guthi”, una associazione in cui i membri investono del denaro proprio in un fondo comune per finanziare alcuni riti, cerimonie e feste: la somma che è stata versata dai componenti l’associazione viene così investita nell’acquisto di terre ed altri beni che divengono proprietà comune.
Altra antica tradizione è il cerimoniale funebre: al momento della morte di un individuo (uomo o donna che sia), il cadavere viene avvolto in un sudario di cotone bianco, spesso coperto da un altro lenzuolo rosso o arancione, e viene deposto su una rudimentale barella, simile nella forma ad una scala a pioli, costituita da due lunghe canne di bambù collegate tra loro da altre sette canne più corte, disposte trasversalmente. La salma viene trasportata a spalla dal luogo del decesso al Ghat (la piattaforma crematoria in riva ad un fiume sacro) mediante i portatori a cui si uniscono a piedi nudi ed a capo scoperto i parenti, gli amici ed i musicisti, prevalentemente i suonatori di tamburo. Non hanno diritto al trasporto sulla barella né all’accompagnamento con il suono dei tamburi, i bambini che non abbiano subito la cerimonia del “Bratabandha”, che viene ripetuta al terzo, al quinto ed al settimo anno d’età (i numeri dispari sono ritenuti di buon augurio), durante la quale uno zio materno taglia i capelli all’iniziato con un rasoio d’argento o d’oro, ad eccezione di un lungo sottile ciuffo sulla sommità del capo. Privata della barella e dei tamburi anche l’eventuale ragazza che dovesse morire senza prima andare in sposa all’albero sacro (il “Bel”) alla presenza dei familiari e del sacerdote che celebra il rito (in tal modo la ragazza rimarrebbe sposata simbolicamente all’albero per tutta la vita e, quindi, ogni altro successivo matrimonio verrebbe considerato meno sacro ed importante, tanto da poter essere sciolto con facilità. Inoltre in tal modo la vedova sarebbe stata liberata dalla crudele pratica dell’autoimmolazione sul rogo del marito, ormai non più praticata, fortunatamente).
Le donne Newari non prendono mai parte alle attività artistiche (musiche, danze o spettacoli teatrali). I matrimoni vengono combinati dai genitori e preceduti dalla simbolica cerimonia nuziale con l’albero sacro.
Le caste Newari si dividono in “Sakya” (sacerdoti), “Tamrakar” (artigiani del rame) e “Jyapu” (agricoltori): sono il gruppo etnico culturalmente e storicamente più importante dell’intero Nepal.

Fabrizio Loiacono Photographer