Fumo, polvere, profumi di sandalo, odori forti di natura compromessa, mi
accolgono insieme alla gioiosa ospitalità che mi avvolge, come un sottile vapore che sale dalla terra d’India e che ogni volta mi sorprende e mi affascina.
Sole.
Sole che riscalda, come i sorrisi aperti degli indiani che riscaldano il cuore.
E’ il mio quarto viaggio in questo continente straordinario, alla ricerca delle radici più vere di un popolo dalla storia millenaria. Siamo un piccolo gruppo di fotografi, cinque persone diverse, due donne e tre uomini, dalle esperienze differenti ma tutti accomunati dal noto “mal d’India”. Il nostro obiettivo è raggiungere Saundatti, piccola località nella regione del Karnataka, dove la tradizione vuole che, al sorgere della prima luna piena dell’anno, si festeggi la Dea Yallamma, la divinità più vicina al mondo dei poveri, dei contadini, delle donne e dei diversi, in primo luogo degli eunuchi. Come lampi di luce nell’oscurità della notte, si aprono ai nostri occhi le immagini delle donne che si bagnano nella vasca dalle lunghe scalinate che degradano sino all’acqua pompata dall’antistante lago di Saundatti. Nella vasca lavano le proprie vesti, abbandonano le cose vecchie, lasciano offerte per la
divinità. Colori di ogni gradazione e tonalità riempiono il nostro sguardo come una tela sapientemente dipinta. Centinaia di migliaia di persone si muovono in continuazione percorrendo gli stretti sentieri, in senso alternato. Si respira un profondo spirito mistico; bambini, donne di ogni età, papà con i figli si prostano sdraiandosi sul terreno polveroso agitando in terra una bacchetta e pregando. Poi si rialzano riprendendo il loro cammino. La maggior parte sono ricoperti dalla polvere gialla della curcuma che viene lanciata in aria dai pellegrini festanti. Ben presto anche noi saremo completamente colorati e con noi le attrezzature fotografiche. Nessun occidentale è presente a questa cerimonia salvo noi cinque.
Molti indiani ci osservano meravigliati e increduli. Spesso ci chiedono di essere fotografati con loro. Siamo noi ad essere “trofei” digitali da mostrare con orgoglio attraverso lo schermo del loro cellulare. L’acqua, la terra e il fuoco sono i tre elementi naturali sui quali si basa la loro vita quotidiana e in occasione di questacelebrazione sono le tre tappe fondamentali per giungere alla purificazione del corpo e dell’anima. All’interno del tempio dedicato alla Dea, nugoli di polvere sottile gialla e rossa, si addensano nell’aria e ricoprono le pareti, le finestre, i corpi, il terreno… come se il vento avesse improvvisamente sollevato la sabbia che si addensa nell’aria rendendo tutto evanescente, improbabile, nebuloso.
L’emozione, condivisa con i miei quattro compagni di viaggio durante questa esperienza irripetibile, resterà indelebilmente custodita tra i miei ricordi più belli, accompagnandomi nelle fredde giornate di un inverno troppo lungo che mi accoglierà nel rientro a casa.

Fabrizio Loiacono Photographer