Una delle ultime tribù animiste e pagane che vive sui monti Alantika nella regione del Camerun settentrionale abitata per lo più da popoli convertiti al Corano.
Alantika infatti significa Terra dimenticata da Allah “.
Nel XVII secolo i Komà abbandonarono le ricche pianure del nord per sfuggire alle persecuzioni degli schiavisti mussulmani, rifugiandosi su questi monti inospitali, al confine con la Nigeria, in un paesaggio lunare composto da rocce granitiche sparse in ciclopiche composizioni secondo il capriccio della natura più selvaggia.

Non vi sono nè strade, nè sentieri, nè piste; l’esplorazione può essere effettuata solo a piedi superando massi di varie dimensioni. Si parte dal villaggio Wangay, dove risiede il Lamido, un aristocratico sovrano che amministra il potere giuridico e religioso sulla regione.

Ma sui monti Alantika valgono solo le antiche leggi sociali dei Komà, dove il consiglio degli anziani risolve le controversie, assicura la pace sociale, difende la comunità dagli spiriti maligni.

I Komà sono una popolazione, quasi estinta, di agricoltori e cacciatori, ferma all’età neolitica. Accendono il fuoco con le pietre, cacciano con arco e frecce avvelenate, coltivano miglio, cotone, manioca e banane.

A 1300 metri di quota si scopre, all’improvviso il primo villaggio Komà, Bilmerou.

Per tradizione le ragazze passano dall’età adolescenziale a quella adulta mediante una prova di coraggio: devono trascorrere tre mesi nella savana completamente isolate, per dimostrare di essere in grado d’affrontare qualsiasi pericolo. Superata questa prova possono sposarsi. Verrano loro estratti i denti incisivi in modo che il nuovo ” status sociale ” possa essere ben visibile a tutti.

Le donne Komà indossano un gonnellino di foglie fresche che sostituiscono ogni due giorni.