Mangiare e bere significa celebrare la vita.

E celebrare la vita vuol dire incorporare frammenti golosi del suo mistero.

Nel mio girovagare in Terre d’Africa e d’India, ho assaporato profumi ed odori unici all’interno dei mercati, ho soffermato il mio sguardo su carcasse di animali selvatici protetti, cacciati di frodo, proposte agli avventori, ho strabuzzato gli occhi alla vista di ceste ricolme di insetti pronti per essere arrostiti, ho ammirato bambini a mala pena adolescenti che con maestria proponevano le proprie mercanzie.

Il sole accecante, indomabile, severo. La polvere sottile, aerea, tangibile. Il sudore copioso, insinuante, aspro. Le contrattazioni estenuanti, impostate, tradizionali. Il sorriso aperto, generoso, ospitale. Il baratto, espressione di un’economia ancestrale, pura e semplice come l’esistenza di questi popoli.

Elementi che compongono, riflettono, si rinnovano ogniqualvolta si entri in un souk, in un mercato colorato e vociante di umanità variopinta.

Per molti aspetti lontano dagli stereotipi occidentali, dove in ambienti sterili, asettici e quasi irreali si svolge il rito dell’acquisto dei beni alimentari.

Nelle immagini della mostra “De re Coquinaria”, l’occhio del fotografo tenta di trasferire le emozioni, le testimonianze e le esperienze vissute, come se non fosse lui il protagonista, ma la sua fotocamera, con imparzialità e distacco terapeutico.

Il risultato dovrebbe consistere nella condivisione di uno strumento sublime, di quella “macchina del tempo”, che  conduce alla scoperta, alla comprensione dell’altro e della sua cultura, senza preconcetti di sorta.

Allacciate le cinture e…buon viaggio!

 

Fabrizio Loiacono Photographer.