Non si può non restare affascinati di fronte a questo variegato e straordinario mosaico di Popoli e di Etnie che costituisce il Nepal, la cosiddetta dimora degli Dei.
E’ un’esperienza indimenticabile conoscere la loro seducente gentilezza, la loro pragmatica educazione, la loro suggestiva cortesia, la loro sorprendente affabilità, la loro attraente allegria, la loro encomiabile ospitalità.
I nepalesi amano la musica e la danza: creano sempre attorno a loro un’atmosfera di pacata serenità che non si finisce mai di ammirare con un pizzico d’invidia.
Il sorriso che, nonostante le precarie condizioni di vita e l’incertezza nel futuro, sboccia sempre sulle loro labbra stupisce per la spontaneità con cui ne fanno dono senza chiedere nulla in cambio.
L’incontro con la gente del Nepal suscita certamente un senso di stupore e di rispetto per la loro nobile ed eterogenea cultura, per l’ampia varietà delle arti meditative, per la cura mostrata nel custodire pratiche tradizionali e riti ancestrali restando ispirati ad una originale commistione tra hinduismo e buddhismo che convivono, nonostante le differenze, basando i loro rapporti sulla pacifica tolleranza.
Lo stile di vita dei nepalesi si fonda su alcuni concetti fondamentali: i doveri (e le gratificazioni) concernenti l’ambito familiare, il gruppo etnico e la casta di appartenenza.
Infrangere le tradizioni significa rischiare l’ostracismo della famiglia e della comunità.
L’incontro con una bambina sconosciuta che, incrociando il mio sguardo, congiunge le mani nel tradizionale saluto “Namastè” (Io mi inchino alla Divinità che risiede in te, tu sei il benvenuto), rappresenta per me qualcosa di felicemente traumatizzante e stimolante: è la conferma che il gene della tolleranza, dell’accoglienza e dell’educazione viene tramandato anche alle nuove generazioni.

Fabrizio Loiacono Photographer