Gli Ndebele sono un gruppo etnico africano noto per l’elevato talento artistico che esprimono soprattutto nei dipinti murali e nelle decorazioni geometriche coloratissime. Nel corso del tempo essi hanno perfezionato una forma d’arte tribale che è divenuta la caratteristica di spicco di questo Popolo: si narra che iniziarono a dipingere le pareti delle loro capanne con complessi motivi geometrici al fine di poter comunicare in modo segreto, senza essere compresi dagli invasori Boeri, eterni nemici nelle numerose guerre volte a conquistare i territori migliori. Potrebbe considerarsi una sorta di “codice” che permetteva loro di trasmettere informazioni che non potevano essere comprese dai nemici che le tolleravano, considerandole una semplice forma di decoro architettonico. Un’altra versione attribuisce a questi simboli e schemi astratti, riprodotti sulle pareti delle capanne, l’anelito ad esprimere attraverso di essi il dolore provocato dalla guerra e dalle limitazioni imposte dai vincitori. Tali pitture murali sono divenute pertanto il segnale più elevato ed incisivo della resistenza culturale nei confronti degli invasori Boeri. Inizialmente venivano realizzate utilizzando pigmenti naturali (nei colori nero, grigio e marrone: corrispondenti ai colori della nostra Madre Terra) che limitavano la gamma dei colori a disposizione, oltre a creare problemi durante la stagione delle piogge, dato che l’acqua cancellava i pigmenti naturali costringendo a ridipingere le case ad ogni stagione. Con lo sviluppo delle moderne tecniche di costruzione e l’introduzione di vernici acriliche (più resistenti agli agenti atmosferici e con una gamma di colori molto più estesa), questa particolarissima forma d’Arte ebbe uno sviluppo enorme e venne riconosciuta ed apprezzata in tutto il mondo.
Già dai tempi dell’invasione Boera erano esclusivamente le donne a realizzare questi dipinti murali, aspetto che si è confermato sino ai nostri giorni (tradizionalmente sono le donne che si occupano della cura e della manutenzione della propria casa): riprendevano i motivi delle decorazioni in perline che ancora oggi vengono utilizzate sui loro splendidi indumenti tradizionali e che comunicavano le emozioni, i valori e le cerimonie della famiglia (ad esempio un matrimonio).
I simboli riprodotti avevano numerosi significati ma non hanno mai rappresentato rituali ancestrali o religiosi. Le madri tramandano questa forma d’Arte alle figlie e la bellezza delle opere realizzate è considerata di buon auspicio e riprova della bontà di una donna e di una moglie: è un modo di esternare il proprio talento.
I motivi geometrici e i vari disegni vengono riprodotti sulle pareti interne ed esterne dell’abitazione partendo con la definizione del contorno, dipinto di nero: successivamente si riempie con i vari colori a secondo dell’estro dell’artista, mentre il colore bianco viene posto come base di fondo sulla quale dipingere.
Gli Ndebele hanno un forte senso di identità sociale ed attribuiscono enorme importanza ai legami di parentela.
La loro fede religiosa si fonda sul culto di un unico Dio creatore ma, soprattutto, su quello degli antenati (“Amadlozi”) che hanno la funzione di sorvegliare e proteggere i loro familiari e vanno placati con sacrifici di animali.
Ciò che li rende unici, nel frastagliato universo delle etnie Sud Africane rispetto agli altri Popoli, sono gli spettacolari abiti tradizionali femminili che riflettono l’età e lo status sociale di colei che li indossa. L’abbigliamento delle donne Ndebele è composto da diversi accessori molto originali: cingono la fronte con una fascia di perline, indossano sul collo gli anelli tribali in rame (“Idzilla”, il primo anello viene donato dal marito al momento del matrimonio, gli anelli successivi vengono aggiunti come pegno d’amore e di fedeltà da parte del compagno e intendono simboleggiare la stima che egli nutre nei confronti della sua donna; più anelli possiede una donna, maggiore è la sua posizione sociale all’interno della tribù. Gli anelli non sono sigillati ma non vengono rimossi neppure quando la donna dorme. Possono essere eliminati solamente quando il consorte muore, pena la maledizione degli antenati. Essi non provocano danni permanenti o deformità nel corpo della donna che li indossa. Creano l’illusione di un collo più lungo e aggraziato, considerato molto attraente per gli uomini Ndebele), il “isiphephetu” un grembiule di perline donato dalla madre; gli “isigolwani” spessi cerchi di perline portati al collo, braccia, gambe e vita; un grembiule di pelle indurita che è riccamente decorata con disegni geometrici; una coperta a strisce multicolori molto vivaci.
Esther Mahlangu è un’artista Sud Africana appartenente all’Etnia Ndebele tra le più conosciute ed apprezzate: ha iniziato a dipingere all’età di dieci anni, basandosi sugli insegnamenti impartiti dalla madre e dalla nonna, ed ha continuato a perfezionare le sue tecniche negli anni successivi divenendo un riferimento di tutto rispetto nell’ambito artistico dell’intero Continente Africano. Ha seguito la tradizione ancestrale che consente alle sole donne di tramandare in famiglia, esclusivamente alle componenti femminili, l’apprendimento, la trasmissione e la comunicazione di questa peculiare tecnica pittorica. Tali dipinti sono strettamente correlati all’antica tradizione di decorare le case in occasione del rito di iniziazione dei figli maschi: tra i 18 ed i 20 anni i giovani della tribù si recavano presso la cosiddetta “Scuola della circoncisione”, dove subivano il particolare rituale che sanciva il loro passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Per festeggiare questo avvenimento, le donne ridipingevano completamente sia l’interno che l’esterno delle case con una preparazione a base di sterco di vacca e gesso sulla base di un repertorio molto vasto di figure tradizionali e di fantasia. Tali disegni erano caratterizzati dalla presenza di forme geometriche ripetute, limitate da un sottile bordo nero in deciso contrasto con lo sfondo bianco, tracciato in modo molto netto. I colori impiegati erano piatti e risaltavano in modo molto appariscente rispetto al bordo ed allo sfondo. Le simmetrie di linee, figure stilizzate e colori accesi risultano assolutamente predominanti.

Fabrizio Loiacono Photographer