I bambini di strada a Kathmandu, come in molti altri luoghi in Nepal, sono una piaga dolorosa: alcuni riescono a sopravvivere agli stenti, alla denutrizione ed alle malattie e divengono giovani uomini che si mettono al comando di clan malavitosi sfruttando i loro simili più piccoli (spesso li invitano a lasciare le famiglie con il miraggio di una vita migliore, mostrando loro sigarette, capi di abbigliamento firmati, telefoni cellulari di ultima generazione), imponendo loro, una volta accettato, di mendicare e consegnare il ricavato quasi totalmente ai loro aguzzini. Oppure creano un business infimo e repellente nell’ambito dello sfruttamento della prostituzione di minorenni, per giungere anche alla tratta di esseri umani od al commercio indegno di organi. Ma sono una percentuale minima quelli che riescono a raggiungere la maggiore età.
Le condizioni di vita avverse al limite dell’immaginabile, il fatto di essere maltrattati in famiglia e costretti a svolgere i lavori più umili, la mancanza di prospettive future, inducono migliaia di bambini nepalesi delle classi più povere a fuggire per cercare nel mondo esterno una pace ed una serenità che nelle case della famiglia di origine vengono loro negate.
Si trovano pertanto brutalmente paracadutati sulla strada e sono costretti a chiedere l’elemosina vivendo di miseria e di disagi crescenti. I pochi soldi che rimangono loro dopo essere stati letteralmente depredati dai “caporali” (ragazzi di strada più grandi d’età che li schiavizzano pretendendo la maggior parte dei soldi che raccolgono con la questua, il corrispondente del nostro “pizzo” nazionale…), li spendono per acquistare barattoli di colla da cui sniffano per proteggersi dal freddo, dai morsi della fame e dall’angoscia del futuro.
Non hanno memoria neppure del loro nome. Migliaia di bambini nepalesi fuggiti od abbandonati dalle famiglie d’origine più povere, conducono una vita di stenti e privazioni indicibili, avendo ipotecato il loro futuro.
I migliaia di bambini che vivono in strada costituiscono un problema molto grave, anche se il Governo nepalese sembra non volerlo neppure prendere in considerazione: fuggono da contesti familiari terribili ma si ritrovano catapultati in una realtà ancora più terrificante.
E comunque la loro triste vita di strada come bambini dimenticati non cambia, nessuno si prende cura di loro e tutti li rifuggono: fanno parte degli “Invisibili” e questo è un marchio d’infamia che non si scrollano di dosso, se non al termine della loro breve e sfortunata vita.

Fabrizio Loiacono Photographer